Il sentiero partigiano

Il Sentiero Partigiano - "Andrea Caslini (ROCCO)"

L’idea di percorrere, a piedi, la strada che da Scanzorosciate, attraverso la Valle del Lujo e la Vai Cavallina, porta al Rifugio partigiano della Malga Lunga è venuta ad alcuni compagni della sezione A. N.P. I. di Scanzo, poi condivisa con lo Spi Cgil di Bergamo.

Il nome della “malga lunga” è indissolubilmente legato alla memoria della tragica giornata del 17 novembre 1944, quando reparti fascisti della “tagliamento” riuscirono a sorprendere e a catturare una parte della squadra di Giorgio Paglia, ufficiale della 53” Brigata Garibaldi “tredici martiri”.

Da giorni le zone operative delle formazioni partigiane erano percorse da grandi rastrellamenti, che vedevano impegnate numerose forze fasciste (tagliamento, monterosa, brigate nere), inasprite per gli smacchi che erano state costrette a subire. fascisti giungono di sorpresa alla malga lunga verso le ore 12; l’imboscata è favorita da una serie di circostanze avverse (il mancato allarme della sentinella, iltradimento di un ex-partigiano).

Giorgio Paglia e i suoi uomini sono costretti ad arrendersi. oltre all’evidente sproporzione delle forze, la resa fu motivata dalla presenza di due feritì, il russo Starich ,gravemente colpito da una bomba a mano gettata nell’interno della cascina e tormenta (Mario Zedurri), ancora sofferente per le ferite riportate nella battaglia di Fonteno.

I fascisti promettono con la loro “parola d’onore” di rispettare la vita dei combattenti. la squadra quel giorno si trovava a ranghi ridotti: un gruppo di uomini, inviati in servizio verso ranzanico, non vengono coinvolti nell’imboscata, mentre gli altri compagni della formazione non possono interveniretempestivamente perchétutta la zona è percorsa dai rastrellamenti.

Le condizioni stabilite dai fascisti naturalmente non vengono rispettate, i feriti starich e tormenta vengono immediatamente uccisi sul posto a colpi di pugnale. Giorgio Paglia, Guido Galimberti (Barbieri), Andrea Caslini (Rocco) e i russi Kopcenko Simone, Nogrin Alekander, Doneze Molotov vengono portati a costa volpino.

Il tentativo di liberare i prigionieri durante il trasporto a valle, operato dal comandante Montagna (Giovanni Brasi) in una situazione confusa edifficile, non ha alcun esito. Giorgio Paglia rifiuta lagrazia che viene offerta a lui soltanto in quanto figlio di medaglia d’oro al v.m. e viene fucilato il 21 novembre 1944 assieme ai suoi compagni al cimitero di Costa volpino.

La malga lunga diventa così il simbolo della 53” Brigata Garibaldi “13 martiri”. ridotta a rudere la cascina è stata ricostruita per iniziativa degli stessi ex partigiani garibaldini, che vogliono ricordare alle giovani generazioni quanto è costata la conquista della libertà e della democrazia.

Due parole di accompagnamento alla camminata

Scanzo - Malga Lunga

Se raccoglieste un sasso ogni km alla fine ne avreste circa 32 e, una buona parte, risulterebbero abbastanza diversi tra loro. Questo perché, senza accorgercene, stiamo per compiere un viaggio a ritroso nella storia del nostro territorio.

Le fasi salienti che hanno portato alle varietà diforme superficiali di un territorio che vediamo sono: quelle che, in tempi lontanissimi (tra 100 e 250 m.a. “milioni di anni fa”), hanno portato alla formazione delle rocce che costituiscono oggi l’ossatura delterritorio quelle che successivamente, ma molto ìndietro nel tempo (tra 40 e 10 m.a.), e in modo lento quasi impercettibile, hanno deformato, sollevato e fratturato le stesse rocce fino a formare i rilievi montuosi quelle che, già a partire dalle primefasi di sollevamento, hanno iniziato l’erosione delle valli e il modellamento dei versanti e formato il suolo superficiale.

Quelle che, in epoche più vicine a noi (ultimi 2 m.a.), anche con l’intervento determinante dell’uomo, hanno condizionato l’evoluzione recentee portato al paesaggio attuale Il paesaggio, è quindi il risultato, provvisorio, di molteplici, complessi e interminabili processi che sono ancora attivi. L’,interesse geologico del percorso è duplice, le morfologie che vediamo alzando gli occhi e le differenti pietre che calpestiamo.

La partenza è un ottimo punto di osservazione lo sguardo può spaziare sugli ultimi dolci rilievi collinari che sfumano nell’ampia pianura, se fortunati possiamo vedere anche gli appennini.

Le rocce che formano il versante su cui vi trovate si sono formate tra 90 e 130 m.a. or sono sulfondo di un mare abbastanza profondo in cui arrivavano in prevalenza fanghi fini che si sono poi trasformati in pietre non molto tenacì (marne e peliti ben stratificate).

A partire dal punto in cui il sentiero incrocia quello che sale da Pradalunga le rocce cambiano radicalmente si tratta di materiali tenaci che danno luogo a scarpate ripide, almeno fino a Costa di Misma.

Sono calcari chiari con noduli e liste di selce che spesso danno protuberanze in quanto il calcare viene lentamente sciolto dall’acqua mentre la selce è insolubile. (età di formazione 140 15Dm. a.) Nel tratto che arriva al M. Pranza (“pra de ranza” secondo Rocco Zambelli) si susseguono vari tipi di rocce, sempre tenaci, con colori diversi (alcune addirittura rosse, verdi o giallognole molto scheggiose), inoltre alcuni di questi strati sono stati oggetto di intensa estrazione perla produzione delle “coti”. (età di formazione 150 190 m. a.).

Scendendo verso Colle Gallo è possibile osservare che il versante verso la valle di Abbazia ha un aspetto diverso infatti è formato da rocce nere ben stratificate ricche diresti fossili: conchigliette marine. (età di formazione 190 220 m. a.) Queste rocce le calpesteremo per un bel tratto almeno fino al M. Sparavera.

Se facciamo attenzione nel tratto su strada, subito dopo Colle Gallo, potremo vedere un tipo di pietre assai diverse: grigio verdognole con macchìe centimetriche rettangolari nere e puntini bianchi. Sono derivate dal raffreddamento e solidificazione di materiale incandescente, quasi liquido, che si è iniettato tra gli strati delle rocce nere all’incirca 45 50 m.a..

Le rocce non cambiano ma abbiamo l’opportunità di dare un’occhiata alla Vai Cavallìna e al lago. Il leggero rialzo su cui sorge il Castello al fondo del lago dove comincia il F. Cherio è formato da depositi lasciati circa 18000 anni fa da una lingua del ghiacciaio che scendeva dalla V. Canonica.

La V. Cavallina è stata, in precedenza, più volte invasa dai ghiacci che in alcuni casi sono arrivati fino ad Entratico. Un’altra particolarità chesi nota guardando il lago è il restringimento in corrispondenza di Monasterolo, il paese è costruito sull’accumulo di detriti che la vallecola presente sul pendio retrostante a trasportato a valle in occasione di forti precipitazioni.

L’ultima volta è accaduto nel 1953 e ha provocatovittime. Neltratto dopo Bianzano possiamo osservare una netta differenzatra il versante che scende allago (ripido e coperto da ghiaioni in parte coperti da boschi) e quello della Valgandino con forme dolci e ricco di prati.

In corrispondenza dell’incrocio con una stradina che sale da Peia vi è una cava abbandonata. Forse non ci credete ma da queste parti, all’incirca 2 m. a. fa passeggiavano grandi elefanti, rinoceronti e altri strani animali di cui si sono trovati abbondanti resti nelle torbe di Leffe, in passato estratte come combustibile.

Poche centinaia di metri oltre il M. Sparavera le rocce cambiano ancora una volta sì passa a pietre grigio chiaro, ruvide altatto, con una vegetazione abbastanza stenta. Sitratta di dolomie formatesi in ambiente di scogliera (quindi mare poco profondo). (età di formazione 190 220 m. a.).

Ormai siamo arrivati!